Michela Ghio / Brand styling  / Image positivity

Image positivity

Negli ultimi anni sempre più spesso si parla di body positivity (qui un articolo che trovo ben scritto: https://www.bossy.it/body-positivity-salute.html) e devo ammettere che il tema mi tocca particolarmente, ma, non essendo io la persona adatta per affrontare un tema così delicato, mi piacerebbe spostare l’argomento sull’immagine (ovviamente non legata al nostro corpo), che invece è il mio pane quotidiano.
E perché infilarsi in un simile ginepraio ti starai chiedendo?
Beh, innanzitutto perché amo le sfide e poi perché passare tramite alcune metafore mi permette di approfondire certi temi in modo più efficace e divertente.
Detto questo, in quale modo la body positivity si collega all’immagine di un brand?

La parola chiave è STEREOTIPI.

Sì, perché tutto ciò che è visivo deve sempre, volente o nolente, rispondere a certi canoni estetici, è così nella moda, dove appunto ci vengono imposti dei modelli quantomeno discutibili, così come nella comunicazione e in tutta l’immagine di cui siamo letteralmente bombardati nel nostro quotidiano.
Ora è chiaro che, parlando ad esempio di grafica, non si può dire che l’affermazione di un certo stile va a screditare tutto il resto, possiamo però parlare di APPIATTIMENTO e no, non stiamo parlando di terrapiattismo
Mi spiego meglio, immagina che, stabilito da Pantone il colore dell’anno, tutta la comunicazione, in un qualunque ambito, sia di questo colore.
In quale modo un brand potrebbe distinguersi facilmente da un altro?
E se ad un tratto qualcuno dall’alto imponesse di utilizzare un solo font ovunque?
Un mondo in comic sans… Un incubo.
Ok, scherzi a parte, hai capito dove voglio arrivare no?

Diversificare è fondamentale, non solo per affermare la propria unicità ed emergere dal mucchio, ma perché il nostro messaggio arrivi alle persone giuste.

Penso anche ai locali ad esempio, pure lì si va avanti per moda e stereotipi, a prescindere dal target o dal tipo di prodotto, ci sono periodi in cui spuntano negozi, ristoranti o i tanto amati concept store, che hanno tutti la stessa faccia.
Colori, materiali, i loghi e le insegne e quegli angoli così tanto instagrammabili…
Insomma luoghi diversi, che vendono prodotti diversi, ma tutti vittime di un’omologazione di massa.
Eppure il target non è lo stesso, ma, se “dicono che oggi va così”, nessuno si domanda se quel “va così” è realmente la strategia vincente.

Manca o si ha paura di comunicare la propria personalità.

Credo che oggi più che mai, sia un po’ frainteso il concetto di bello, come se la bellezza sia sempre e solo ciò che esteticamente risulta gradevole agli occhi, ma soprattutto ciò che quegli occhi sono abituati a vedere.
Se esiste uno standard, tutto quel che si discosta è ormai superato o addirittura brutto (a tale proposito consiglio una lettura interessante, vedi foto sotto).
E mi spiace, ma per me questo è un errore gravissimo.
Non fraintendermi, anche io sono molto attenta produrre immagini che risultino espressive e convincenti, ma allo stesso tempo consiglio sempre ai miei clienti di trovare la propria forma, senza inseguire modelli creati da e per altri.

Tornando alla body positivity, mi piace che ognuno costruisca la propria immagine su misura, perché nessuno è uguale ad un altro o può vendere uno stesso prodotto nello stesso modo (nel caso evidentemente qualcosa non funziona).
Non esistono solo taglie diverse, ma anche abiti che valorizzano una certa fisicità e ne penalizzano altri, quindi perché mortificarsi a tutti i costi per rincorrere qualcosa che non ci appartiene?
Non è forse ingannevole vendersi per ciò che non si è? Ma soprattutto, superato il primo impatto, cosa rimane se all’interno non trovi ciò che ti aspettavi?
Se comprassi una confezione di yogurt, il cui packaging ti mostra dei succulenti frutti rossi, e poi dentro ci trovassi una marmellata di pere, come ci rimarresti?
Per carità, la marmellata magari è la migliore che tu abbia mai trovato in commercio, ma magari tu volevi cucinare una torta allo yogurt…

Quindi, se hai in mente di creare o riprogettare la tua immagine quali sono i miei consigli?
  • individua subito qual è il tuo target e se sei in grado di soddisfarlo con i tuoi servizi/prodotti (non vale scegliere un target solo ed esclusivamente perché il mercato oggi “va così”)
  • guardati intorno, valuta quali sono i tuoi competitors, prendi ispirazione e poi crea il TUO stile valorizzando le TUE peculiarità (perché dovrei comprare un mazzo di rose da te e non da un altro fioraio?)
  • mettiti sempre nei panni dei tuoi clienti e verifica se la tua immagine rispecchia fedelmente quello che tu al posto loro ti aspetteresti di trovare

Ci siamo? Ti ho convinto che forse potresti fare a meno di quel taglio a gradoni tanto anni ’80, solo perché oggi somigliare a Jem delle Holograms fa tanto figo?
Bene, in ogni caso l’argomento meriterebbe ancora più spazio e avrò modo di approfondirlo in futuro, magari riportandoti degli esempi più concreti.
Per rimanere sempre in contatto con me puoi iscriverti alla mia toiletter.
Alla prossima!

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